Estratto dal lavoro personale, conclusivo del Master di Mediazione Penale e Giustizia riparativa
A partire dalla mia esperienza professionale, orientata all’incontro sia con chi ha subito un’offesa, sia con chi ha inflitto un’offesa, ho affrontato il tema dell’EQUIPROSSIMITA', concetto ed atteggiamento fondante della mediazione, attraverso uno sguardo multidirezionale, un attraversamentodel vasto panorama, che affronta il tema dell’ atteggiamento riparativo, di "quel modo di stare al mondo" che connota il comportamento dei Giusti, di coloro cioè che tendono ad unire, a pacificare posizione opposte, piuttosto che a demolire o a polarizzare la rigidità di vedute.
L’idea principale di questo lavoro, è quella di offrire un cammino a tappe per favorire o meglio per provare a vivere, anche su un piano rappresentativo, simbolico, l’atteggiamento di equiprossimità, non solo teoricamente ma a livello esperienziale, attraverso punti e spunti di riflessione psicologica e letteraria.
La figura palindroma fa da cornice, da bussola di orientamento bidirezioanale. Il palindromo, è una sequenza di lettere che può essere letta indifferentemente da sinistra a destra o da destra a sinistra, la cui etimologia deriva dal greco palindromos, e richiama ad un movimento che corre all’indietro, composto da palin di nuovo, all’indietro e dal tema di dramein, correre.
Il palindromo è un concetto raffinato, un tassello di cultura che invita il lettore ad addentrarsi nell’evento grammaticale e letterario, partendo da due diverse posizioni, per arrivare al significato. Il palindromo rappresenta dunque quel movimento dell’azione equiprossima, richiesta al mediatore per poter attraversare e comprendere, con l’ascolto e l’accoglienza, entrambe le posizioni delle parti coinvolte, per arrivare ad una profonda centralità di senso, secondo il pensiero della Giustizia riparativa che non giudica, ma si inoltra nei significati profondi dell’essere. La mediazione, pur partendo da polarità per certi versi opposte, la vittima e il reo, l’ io e l’altro, il singolo e la collettività, il bene e il male, il rancore e la comprensione, la vendetta e la grazia, favorisce una nuova posizione in cui ritrovarsi e ritrovare in un nuovo cammino esistenziale. Per certi versi l’equiprossimità, appartiene alla cosiddetta fenomenologia dell’eccedenza, al non arrendersi a concetti riduttivi sul senso delle cose, ma a quella ricerca che necessità di un’ampia rappresentazione per incarnare le infinite forme dell’umano.
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